Titolo:
Il bosco degli orrori
Autore:
John Rector
Casa
editrice: Giunti editore
La
recensione contiene spoiler?: Sì
Il bosco degli orrori di John Rector è un libro compatto, capace di
tenere incollati alle sue pagine attraverso una scrittura semplice e
diretta. Le
scene nelle quali compare lo spirito di Jessica sono ben costruite e
se il lettore è consapevole dei possibili effetti dovuti all'alcool
e agli psicofarmaci (al cessare del loro utilizzo, in alcuni casi)
non potrà non avvertirne la fisicità tattile della sua “reale”
presenza. La
forza del romanzo risiede prevalentemente nell'immediatezza delle
scelte stilistiche e nel turbinare lucido ma allo stesso tempo
confuso della mente di Dexter attorno al tema della morte ed alle sue
conseguenze per lui potenzialmente lesive e ancora nel riaffiorare
continuo di nebbie grigie pregne di dolore inscindibilmente legate
alla moglie Liz e alla loro figlia defunta. L'insieme
di questa compattezza narrativa, della surrealtà di situazione e
delle circoscrizioni ambientali ristrette in cui si svolgono le
scene, fanno di questo libro un ottimo "snack letterario"
da consumare tutto d'un fiato.
A suo discapito è da rilevare invece una scarsa originalità nella scelta degli “elementi negativi devianti” generatori di conflitto: l'alcool, gli psicofarmaci, il passato torbido e difficile. Questi, sono sapori ormai abusati in storie simili che ritornano con sistematica frequenza a danno di una più auspicabile originalità. Nonostante questo, rimane una storia che sa avvincere prepotentemente anche chi mastica il genere da tempo se è disposto ad affrontarlo con ritrovata e genuina sorpresa. E' da ritenersi apprezzabile la mancanza di colpi di scena eclatanti perché, proprio questa scelta controtendenza, ha saputo conferire al romanzo quell'aura di pseudo normalità fondante la struttura "realistico-romanza" che si apprezza nella "pacatezza" rassegnata del finale. Forse un romanzo che non comparirà nei nostri dieci preferiti, e, per questo, degno di nota.
A suo discapito è da rilevare invece una scarsa originalità nella scelta degli “elementi negativi devianti” generatori di conflitto: l'alcool, gli psicofarmaci, il passato torbido e difficile. Questi, sono sapori ormai abusati in storie simili che ritornano con sistematica frequenza a danno di una più auspicabile originalità. Nonostante questo, rimane una storia che sa avvincere prepotentemente anche chi mastica il genere da tempo se è disposto ad affrontarlo con ritrovata e genuina sorpresa. E' da ritenersi apprezzabile la mancanza di colpi di scena eclatanti perché, proprio questa scelta controtendenza, ha saputo conferire al romanzo quell'aura di pseudo normalità fondante la struttura "realistico-romanza" che si apprezza nella "pacatezza" rassegnata del finale. Forse un romanzo che non comparirà nei nostri dieci preferiti, e, per questo, degno di nota.
Un
buon romanzo, affatto impegnativo.
Letto in meno di cinque giorni, non sapevo se essere dalla parte del personnaggio o sospettarlo...il dubbio è ragionevole considerando la sua situazione psicologica. Palpabili i suoi incubi, ci porta nel suo mondo come se niente fosse. Pure il lettore dubita della realtà. Buon libro da leggere in un tratto.
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