sabato 17 settembre 2016


"L'essenza"

Titolo: It
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kupfer

La recensione contiene spoiler?:

Quando George Denbrough insegue la barchetta di carta che suo fratello Bill ha confezionato per lui, non insegue una semplice barchetta di carta, ma una barchetta di carta fatta con un foglio di giornale. Ma non solo, quella barchetta è anche stata impermeabilizzata con della paraffina per evitare che l'acqua la impregni fino a sfaldarla. E quando la barchetta cavalca i gorghi d'acqua creati dalla pioggia torrenziale che negli ultimi giorni ha invaso le strade di Derry beccheggia, si inclina, si raddrizza affrontando con coraggio il suo destino: questo è quello che ci dice Stephen King. La barchetta dei fratelli Denbrough non va e basta, ma nel suo correre e navigare, diventa depositaria di un terrificante fato al quale, i piccoli fratelli del Maine e tutta la città di Derry non possono sottrarsi: perché, a volte, la predestinazione, va affrontata e basta e non conoscerne le motivazioni e il rinnegarla non dispensa dal sopportarne il peso.
Non mi ritengo in grado di approfondire un'analisi documentale su quali siano state le pulsioni, i processi creativi, le persone e le situazioni che sono convogliate in Stephen King portandolo alla stesura di un così grande romanzo horror, che alla fine, forse, un romanzo horror non è (e in fondo, farlo, contribuirebbe solo alla distruzione del magico significato che racchiude). Mi sento di affermare invece, che quest'opera già considerevole nella mole materica di cui è costituito (oltre 1300 pagine), altro non è che una potente macchina del tempo virtuale capace di racchiudere al suo interno una sopraffina proprietà immaginifica, che grazie all'innegabile lucidità e al contempo vaga e sognante atmosfera, riporta gli adulti alla magia dell'infanzia, e i bambini a capire quanto sia importante conservare un cuore sognante per vivere al meglio la propria esistenza futura. Questa è la più nobile fruizione della quale si possa fare di IT. Quando compri, o ti regalano, IT e lo metti nella tua biblioteca personale (o magari, in modo distratto, lo appoggi in giro per casa), lui ti guarda, a volte, e quando tu lo guardi, probabilmente pensi: E' davvero enorme…e alla fine, forse, la sua lettura tarda, anche per anni, in alcuni casi. E quello che in realtà avviene, è che rimandi un regalo che ora puoi fare a te stesso perché affrontandolo, ti accorgerai di due cose basilari. La prima è che, se a suo tempo avessi iniziato la sua lettura, ti saresti accorto che in realtà scivola via a una velocità doppia se non tripla rispetto ad altri romanzi dello stesso genere e non e che, quando finirà, probabilmente ti lamenterai del fatto che è terminato troppo presto. Alcune persone hanno la fortuna di avere memoria, e Stephen King ha una memoria strepitosa: una memoria che ha attraversato intatta la sua vita mantenendolo in contatto con ciò che era e questa sua qualità strepitosa è in quest'opera che ci viene a noi con larga generosità fino a presentarsi alla nostra essenza in tutto il suo splendore. I protagonisti vivono nell'amicizia e nell'amore, che trascende il tempo e le distanze e anche se questo avviene, dimenticano. Dimenticano per diversi motivi in realtà (anche se tutti o quasi dovuti a IT), alcuni riconducibili a motivazioni cliniche, altre no. Ma io credo, che questo strumento potente, la memoria e la sua controparte la non-memoria, pervadano con un fascino conturbante le loro vite in un modo così forte e penetrante da avviluppare la mente del lettore fino a sedurlo in un sogno lungo quanto tutta la lettura del romanzo e oltre. Quando il viaggio in IT termina, dici: NO! E adesso? Soffri con Mike Hanlon quando scrive il suo resoconto finale, ti aggrappi alla storia cercando di trattenerla con te ma non puoi, perché la storia è stata consumata, ha vissuto e nella non-memoria si assopisce per permetterti di continuare a vivere. Accade ai protagonisti, accadrà a te. Quando ho finito il romanzo, ho sentito il desiderio di baciare il libro e questa è la prima volta che mi è capitata. Il genere umano non è solo materia, ma prima di tutto è esperienza. Quando un oggetto, un qualsiasi oggetto, viene caricato della potenza del desiderio, dell'aspettativa, e delle emozioni personali, non può morire. Quell'oggetto acquista un valore che trascende qualsiasi materialismo e qualsiasi tempo. Vi è mai capitato di passeggiare da soli in un luogo che fino a qualche anno prima era importante per voi, di trovarvi faccia a faccia con l'albero sotto il quale avete dato il primo bacio? Oppure di ritrovarvi in quella strada in cui avete incontrato per la prima volta il vostro amico del cuore e che magari sentite ancora dopo vent'anni anche se si è trasferito a migliaia di chilometri di distanza? E avete sentito tutta la potenza dei ricordi che vi riaffiorava dentro deliziando il vostro corpo con i suoi strascichi agrodolci di sensazioni provate e fino in quel momento, eclissate sotto il polveroso velo del passato? Mi sento in dovere di ringraziare Stephen King, perché con il suo lavoro, col suo innegabile talento e soprattutto con i suoi travagli e sofferenze è stato capace di riportarmi in luoghi e in situazioni che credevo perdute. Ma la cosa per la quale più di tutte mi sento in dovere di ringraziarlo è che mi ha fatto capire, ma capire con assoluta concretezza e vivida lucidità, che è nell'essere bambino che si gettano le basi dell'uomo del futuro. E quando vedo un ragazzino scorrazzare senza criterio con la sua bicicletta su e giù dai marciapiedi senza nemmeno guardare penso a Bill Denbrough che grazie a Silver, la compagna di giochi d'infanzia che molte vite ha salvato, la sua e quella dei suoi amici in primo luogo, ha ridato la coscienza a sua moglie Audra. «HAI-IO SILVER», urla Bill Denbrough battendo il diavolo lungo le strade di Derry proprio mentre il suo coraggio lo porta a diventare l'uomo che tutti noi potremmo essere se avessimo la forza di coltivare i sogni che hanno scaldato il nostro cuore di bambino. Ciao Bill Denbrough, Beverly Marsh, Richie Tozier, Ben Hanscom, Stan Uris, Eddie Kaspbrak, Mike Hanlon. Vi ringrazio di tutto. Mi mancherete… Se volete sognare, se volete commuovervi, se volete capire: leggete IT.

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